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lunedì 10 dicembre 2007

Lettera di una madre al Capo dello Stato

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Lettera di una madre

Enrica Bartesaghi - 08-12-2007

Sono una cittadina italiana di 53 anni e, le scrivo, per chiederle di
intervenire urgentemente in nome ed a salvaguardia della democrazia
del paese che lei rappresenta. Non lo chiedo per me che, dopo oltre
sei anni, ho perso ogni fiducia, lo chiedo per mia figlia, per i
nipoti che spero un giorno di avere. Per tutti i giovani che vivono in
Italia e che vorrebbero continuare a viverci, con la certezza dei
diritti (insieme ai doveri) che ogni cittadino si aspetta in un paese
democratico.

Nel mese di luglio del 2001 mia figlia, allora ventunenne, è stata
massacrata dalla polizia alla Scuola Diaz di Genova, durante il G8,
ricoverata in ospedale per le ferite riportate, sequestrata e
"desaparecida" nella caserma di Genova Bolzaneto per due giorni,
nuovamente sottoposta ad ingiurie e torture. Indagata per anni,
sospettata di gravissimi reati, quali l'associazione a delinquere
finalizzata alla devastazione e saccheggio, l'appartenenza al gruppo
dei black-bloc, fino alla completa archiviazione per lei e tutti i 93
della Diaz. I giudici di Genova hanno dimostrato che le prove addotte
(le molotov ritrovate nella scuola, l'accoltellamento di un agente e
molte altre) erano false, prodotte dalle stesse forze di polizia per
giustificare la "macelleria messicana" operata nella scuola.

Da allora mi batto per ottenere verità e giustizia, anche a nome di
tutti i cittadini italiani e stranieri che in quei giorni subirono
violenze e torture da parte delle forze di polizia, nelle piazze, alla
Diaz, nelle caserme di Bolzaneto e Forte San Giuliano. Scrivo a lei,
perché intervenga pubblicamente, in nome del popolo italiano, per
chiedere scusa a tutte levittime della repressione di quei giorni,
nessuno ancora lo ha fatto e sono passati più di sei anni.

Indirizzo questa lettera direttamente a lei e non al Capo del Governo
o al Governo, perché nulla hanno fatto finora per promuovere la
Commissione d'inchiesta contenuta nel loro programma. Anzi, hanno
approvato le promozioni indecenti di numerosi funzionari imputati o
indagati nel processo Diaz in corso a Genova, ultime quelle
dell'ex-capo di polizia Giovanni De Gennaro (indagato per "induzione
alla falsa testimonianza" ) a capo gabinetto del ministero degli
interni, e quella di Giovanni Luperi, imputato nel processo Diaz e
promosso a capo del Dipartimento analisi dell'ex-Sisde.

Le chiedo di intervenire perché siano immediatamente sospesi l'ex-capo
della polizia Giovanni De Gennaro; Spartaco Mortola, nel 2001 capo
della Digos genovese e poi assurto al rango di vice questore di
Torino; l'ex questore di Genova, Francesco Colucci. Dalle ultime
notizie, infatti, c'è il grave sospetto che questi funzionari abbiamo
interferito pesantemente nelle indagini e nel processo in corso per i
fatti della Scuola Diaz, assicurando impunità e promozioni per i
responsabili. Se l'Italia fosse un paese normale avremmo avuto in
prima serata e sulle prime pagine dei giornali le prese di posizione,
e di distanza da costoro, da parte dell'attuale capo della polizia
Manganelli, del capo del governo Prodi, del ministro degli interni
Amato. Invece abbiamo il silenzio, che mi fa paura, perché sottende
ignoranza o compartecipazione, entrambi inaccettabili.

Scrivo a lei perché siano sospesi tutti i funzionari e gli agenti
rinviati a giudizio nei procedimenti in corso a Genova per i fatti
della Diaz e di Bolzaneto. Se l'Italia fosse un paese normale, i
funzionari imputati, avrebbero fatto essi stessi un passo indietro,
invece di occupare posti strategici per la sicurezza e la legalità nel
nostro paese.

Amnesty International, nei suoi interventi in tutto il mondo,
sottolinea ogni volta che di fronte a processi per abusi commessi
dalle forze dell'ordine, e per evitare che violenze sui cittadini si
ripetano, è indispensabile agire con il massimo rigore, allontanando
ogni ipotesi di impunità. Amnesty International reputa necessari
alcuni atti: la condanna politica delle violenze, condanne penali per
i colpevoli degli abusi e sospensione degli agenti sotto inchiesta.
Sono passaggi indispensabili per evitare che si crei un clima di
impunità, o che qualcuno si senta legittimato a tenere certi
comportamenti. Sono misure necessarie a tutelare la qualità della
democrazia. In Italia stiamo andando contro tendenza: gli imputati
"eccellenti" , invece di essere sospesi in attesa della sentenza, sono
addirittura promossi, ricevono premi ed encomi, nel totale disprezzo
delle regole minime di correttezza democratica ed istituzionale.

Queste promozioni, insieme alle intercettazioni pubblicate in questi
giorni, sono la dimostrazione che ai vertici delle forze dell'ordine e
del governo non ci si cura minimamente dei diritti di cittadinanza e
della credibilità etica e democratica delle forze di polizia.

Enrica Bartesaghi
Presidente Comitato verità e giustizia per Genova

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