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domenica 28 settembre 2008

Scuola, anno zero?

Si apre su questi temi la tre giorni della Festa Democratica del PD.
CoratoLive
27 settembre 2008
di Vittorio Vaccaro
Il PD apre la “festa democratica” con il primo dei tre dibattiti organizzati per l’occasione. Tema: la Riforma Gelmini. “Scuola anno zero. I costi sociali del decreto Gelmini”.
Si potrebbe (o addirittura, si dovrebbe) parlare di un “anno zero” per la scuola italiana, cioè di un brusco segnale di rottura rispetto all’esperienza di gestione dell’apparato scolastico degli anni precedenti? Il tema è stato ampiamente dibattuto nel primo di tre incontri organizzati dalla sezione coratina del PD in occasione della “Festa Democratica”.
Giuseppe Di Bisceglie, moderatore dell’incontro, ha introdotto brevemente le complesse tematiche da discutere, passando subito a presentare i relatori invitati per l’occasione dell’auditorium della Biblioteca Comunale: Claudio Menga, segretario generale FLC-CGIL di Bari; Aldo Sciscioli, ex-dirigente scolastico nelle scuole elementari e superiori; Corrado De Benedittis; l’Assessore alla Pubblica Istruzione Franco Caputo.
La prima parola spetta al Claudio Menga che dopo aver ripercorso le tappe dei decreti varati dal precedente governo di centrodestra, in particolar modo dal ministro Moratti, passa ad analizzare l’art.64 del Decreto Brunetta (25 giugno 2008, n. 112) che “già proponeva un ingente numero di tagli da spalmare lungo il triennio.
Si parla di 87.000 unità per il settore docenti e di 45.000 unità a danno del personale Ata”. Tagli giustificati dall’allora ministro “con l’obiettivo di raggiungere una quota-risparmio di 8.000.000.000€”. “
A fornire l’occasione per legittimare questi tagli - prosegue il segretario FLC-CGIL - sarà il Ministro Gelmini, in accordo con il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giulio Tremonti, attraverso il decreto-legge che introduce la figura del maestro unico.
Il messaggio è passato ma tra un anno ci sarà da piangere. Solo nella provincia di Bari prevediamo 1256 docenti e 275 lavoratori del persona Ata che l’anno prossimo non saranno riconfermati. Infatti i 137.000 tagli previsti dal decreto Brunetta, diluiti nei tre anni stabiliti, si concentreranno maggiormente nel prossimo anno”.
Il “decreto Gelmini” mira a sopprimere gli istituti scolastici che non superano una certa soglia.
Quali saranno le conseguenze per gli allievi diversamente abili di questi istituti? La domanda viene del moderatore ed è rivolta al secondo relatore chiamato a intervenire: l’ass. Caputo.
Pur ammettendo di non poter affrontare il discorso cifre e dati alla mano, l’assessore risponde genericamente sottolineando la necessità di “scattare una fotografia complessiva della scuola italiana come della scuola a livello locale. La categoria dei docenti, oggi più che mai massacrata, a Corato risulta divisa a metà sull’argomento del maestro unico”.
Richiamato a fornire una risposta per la domanda specifica sul destino degli allievi diversamente abili negli istituti al di sotto delle cifre stabilite risponde: “Ogni istituto è soggetto a questa soglia sotto la quale va accorpata, in maniera verticale o orizzontale. L’accorpamento, tuttavia, interessa più la dirigenza e il personale che gli alunni”.
Il Aldo Sciscioli critica l’idea di una “Scuola come la Cenerentola della vita nazionale, che vive di alti e bassi”, allude a “motivazioni strettamente economico-finanziarie per i provvedimenti adottati dal nuovo decreto” e lamenta la scarsa attenzione prestata negli anni a una riforma della scuola superiore.
Quanto ai tagli? “Non possono subentrare a una situazione già incandescente, la scuola è stanca di fare da cavia”. Sulla funzione del maestro unico, l’ex-dirigente non ha dubbi: “abbiamo detto basta al maestro tuttologo anni fa. Non è pensabile che un insegnante segua tutti i corsi di specializzazione resi necessari dal costante cambiamento delle tecniche riguardanti l’ampliamento delle forme di trasmissione del sapere. A questo punto – aggiunge – meglio il maestro coordinatore proposto dalla Moratti!”.
In parlamento ci sono delle proposte degli organi collegiali, sono proposte ancora inascoltate, ma perché? Per non parlare del tema della formazione-reclutamento dei docenti e dei dirigenti: una questione presa sottogamba”.
Incalzato dai successivi impegni, è Claudio Menga a riprendere la parola per una precauzione contro eventuali fraintendimenti: “Non si chiudono le scuola con questa razionalizzazione, come sottolineato dall’Assessore Caputo negli accorpamenti ci rimetteranno dirigenti e personale Ata. In quel decreto, tuttavia, per la prima volta sono indicati anche i criteri per la formazione delle classi”. Arriverà a rimpiangere la Moratti dei bei tempi, il sindacalista, ora che “la Gelmini non ha nemmeno una motivazione pedagogica per il suo maestro unico, ormai superato. Vogliono solo una scuola a basso costo che entri in competizione con la scuola privata”. Interviene per ultimo il Corrado De Benedittis che, dal canto suo, ci tiene a tirarsi fuori dall’idea del “rimpianto Ministro Moratti” che “da maggio 2001, con il blocco dell’immissione in ruolo, ha dato il primo colpo alla scuola pubblica”.
Quanto al decreto Gelmini e, in generale, al clima degli ultimi mesi su scala nazionale: “Il Paese è vittima di un provincialismo mediatico intriso di qualunquismo con lo scopo di far passare scelte di restringimento dei diritti”. Quindi, i cosiddetti fannulloni? “E’ vero il contrario, abbiamo classi esplosive, docenti precari, carenza di fondi”.
Nella scuola superiore accadrà la stessa cosa. La riduzione degli indirizzi e l’accorpamento delle classi di concorso. Aumenteranno le ore di lavoro da 18 a 24 (a parità di stipendio) facendo saltare una cattedra ogni tre docenti, una cattedra che con gli accorpamenti diventerà una cattedra e mezza. Nel frattempo si riduce l’orario dei ragazzi”. Provvedimenti che, per De Benedittis, fanno da preludio a “quella mattanza istituzionale chiamata federalismo, a carico del Sud”.
Per ultimo il temutissimo “voto in condotta”, accompagnato dalla “votazione in decimi”. Interviene Sciscioli: “il semplice numero, se non è accompagnato da un giudizio esaustivo, non esprime le motivazioni e non serve. Quanto al voto in condotta, non si sentiva il bisogno di aggredire i ragazzi in questa maniera. Ora che tutto dipende da un numero il Consiglio scolastico non ha più autonomia”.
Pochissimo spazio per il dibattito e gli interventi della platea, uno dei quali interroga l’assessore sulla possibilità di dare un segnale, a livello comunale, dal punto di vista delle risorse finanziarie. Il Comune risponde: “lo stanziamento dei fondi è sempre in aumento, per il resto i comuni sono totalmente ingessati”.

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