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giovedì 28 febbraio 2008

DA SOPPRIMERE ALCUNI ORGANI COLLEGIALI

servizio speciale
DA SOPPRIMERE ALCUNI ORGANI COLLEGIALI

Sono ormai evidenti alcuni processi in atto nella scuola statale: crollano i livelli di apprendimento degli allievi nel confronto internazionale e in assoluto; diminuisce la popolazione studentesca in particolare nella scuola media e in quella superiore; una parte dell’utenza si trasferisce nella scuola paritaria; la questione sindacale ha rivelato anomalie in grado di bloccare qualunque evoluzione virtuosa dei livelli di efficacia.Uno Stato sano reagirebbe con un’analisi seria della situazione e apportando correttivi coraggiosi al sistema istruzione: curare un tumore con l’aspirina vuol dire sacrificare il paziente!Purtroppo assistiamo a una continua sottovalutazione della situazione e non si vedono all’orizzonte governanti capaci di invertire la tendenza.Una delle cause della crisi della scuola statale è a nostro avviso la proliferazione oltre ogni logica degli Organi collegiali.È nostra opinione che la metà di questi organi collegiali debba essere soppressa, e in particolare, quelli da conservare, debbano essere potenziati e valorizzati. Proponiamo di sopprimere i seguenti otto OO. CC.:
la Giunta Esecutiva,
il Collegio dei Docenti,
l’assemblea studentesca
l’assemblea ATA
il comitato dei genitori
l’assemblea dei Genitori
la RSU.
l’Organo di Garanzia.
1. La Giunta esecutiva non ha più ragione di esistere in quanto il nuovo regolamento di contabilità amministrativa attribuisce i poteri di indirizzo e di controllo al Consiglio d’Istituto e i poteri gestionali al dirigente scolastico, individuando in questa figura quasi il ruolo di un amministratore delegato. È quindi il dirigente scolastico con il suo staff che predispone l’ordine del giorno del consiglio e ne esegue le delibere.
2. Il collegio dei docenti è emanazione diretta delle assemblee sessantottine: un organo irresponsabile che decide dei propri carichi di lavoro e che è la principale causa del disastro della scuola statale. Lungi dall’avere compiti di approfondimento didattico, il collegio delibera sull’orario di lezioni. Ci sono collegi che hanno deliberato la riduzione dell’unità oraria da 60 a 45 minuti senza recupero, o collegi che hanno deliberato di non applicare la legge sul tutor prevalente, o collegi che non vogliono il trimestre solo perché così si evita la settimana di scrutini e si riducono le prove di verifica degli allievi. Assegnando potere deliberante ai collegi si crea un conflitto insanabile con gli interessi generali della scuola e dell’utenza e risulta impossibile raggiungere obiettivi di qualità, quale quello dell’aggiornamento del personale.
3. L’assemblea studentesca è un’altra eredità irresponsabile del sessantotto: l’attribuzione di capacità politiche ai sedicenni, che una maturità politica non hanno ancora conseguito. Chi frequenta le assemblee studentesche sa bene che tale organo collegiale è altamente diseducativo: o si tratta di un giorno di vacanza o di una situazione che sfugge a ogni controllo e viola le misure minime di sicurezza e produce atti di vandalismo e di bullismo.
4. L’assemblea ATA è un organo pletorico, non ha poteri deliberanti e crea nel personale la pericolosa illusione che possa determinare i propri orari e i propri carichi di lavoro sulla base di esigenze personali e non sulla base delle esigenze di servizio. Non sono pochi i casi in cui il personale ATA chiede di poter effettuare i turni sulla base delle esigenze di pendolarismo o su quella delle esigenze familiari.
5. Il comitato dei genitori non ha mai prodotto effetti positivi nelle scuole, sia perché la presenza dei genitori ruota continuamente determinando la discontinuità del Comitato, sia perché i genitori sono già rappresentati in consiglio d’istituto dove possono avanzare le proposte che ritengono più opportune.
6. L’assemblea dei genitori non può produrre effetti positivi sulla gestione della scuola per due motivi: generalmente non é mai rappresentativa in quanto non si raggiunge il quorum del 51%. In secondo luogo i genitori sono già rappresentati all’interno del consiglio di classe e del Consiglio d’istituto e mescolare rappresentanza diretta e rappresentanza elettiva produce solo confusione.
7. La RSU ha costituito una innovazione che ha contribuito non poco a distruggere la già scarsa efficienza delle strutture gestionali scolastiche. Rappresenta il corrispettivo dei consigli di fabbrica in azienda, ma la scuola non è un’azienda e il dirigente scolastico non è il padroncino della fabbrica per cui non può essere la controparte dei lavoratori. Mentre il consiglio di fabbrica esercita un potere di controllo e di difesa nei controlli della proprietà che ha interessi di profitto e quindi di sfruttamento dei lavoratori, il ds non è la proprietà, è un dipendente come gli altri, non ha fini di profitto. La scuola è semplicemente una struttura pubblica che deve fornire un servizio essenziale ai cittadini. Nei fatti la RSU, col suo potere di interdizione, ha in questi anni conseguito il solo obiettivo di ritardare l’approvazione del fondo d’istituto e del programma annuale con gravi conseguenze per l’efficacia del servizio e per le stesse remunerazioni dei lavoratori. La legge assegna già al Consiglio d’istituto poteri di controllo sul DS e sulla sua gestione.
8. L’Organo di garanzia sui provvedimenti disciplinari degli allievi (come se non bastasse duplicato a livello regionale), non ha motivo di esistere in quanto le sanzioni non sono erogate da un organo monocratico (il preside), ma da un organo collegiale (il consiglio di classe o quello d’istituto. Nel nostro Paese solo il TAR può invalidare la delibera di un Organo collegiale scolastico, per cui non si comprende il senso della creazione di tale organo che non fa che complicare l’attribuzione di una punizione scoraggiando i docenti in tal senso.
Roberto Tripodi

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